lunedì 10 marzo 2014

Mamma dixit - Intercettazioni creative. Le mie prigioni.


Ho già detto che i bambini si ammalano?

Sì lo so, l’ho detto. Ma non ho detto come le mamme riescono a sopravvivere. Oltre che facendosene una ragione. Perché, quando in un solo mese, si inseguono una bronchite, una tracheite e un’influenza modello base, una mamma due domande se le fa. La prima è sempre: ma sarà sempre così?
Perché una mamma vive sempre nella speranza che i cicli di suo figlio siano passeggeri. Che ogni problema, comunque, finirà. Sa benissimo che lascerà il posto a un nuovo problema, che le farà rimpiangere quello di prima, ma non ha voglia di pensarci. Lasciateci i nostri piccoli trucchetti. Ecco.

Non ho seguito passo, passo la formazione di Marco nella mia pancia. Aprivo una finestra di comunicazione, più o meno, una volta al mese.

Ehi, là dentro? Come procede la trasformazione da fagiolino a persona?

Guarda, ci sono delle manine.

E quello cos’è? Un sorriso? Allora ha la bocca. E meno male.

Ma che belle orecchie, mica le avevo notate la scorsa volta.

La sua crescita avveniva mentre io mi occupavo di altro, per poi accorgermi che un paio di piedi stavano bloccando la bocca del mio stomaco, ma non importa.

Non si può dire lo stesso per i suoi anticorpi. Quelli hanno uno sviluppo tutto loro, e lo sto seguendo giorno dopo giorno. Non mi perdo un passaggio.
Seguono le fasi della Cometa di Halley e, una volta che ne hai visto uno, devi aspettare una settantina d'anni per vederne un altro.

Allora che si fa? Ci si arrende all’evidenza, ci si imbruttisce? Si diventa la testimonial della vita da stazione: mozzicone tra le dita, capelli ispidi, otto coperte addosso, ti riduci a trascinare un carrello del supermercato per casa, con dentro bottiglie di vino vuote? Possibile, ma un po’ bruttina come fine.

No, una mamma ha sempre un piano b, una risorsa alternativa. Da quando mi hanno detto che Marco stava nascendo e, dopo due ore di spinte, urli e parolacce eravamo ancora tutti lì, ho capito che posso fidarmi solo di me stessa. La forza ce l’ho dentro. Il problema è sempre lo stesso: farla uscire!

Quindi, eccomi qua, a ringraziare quanti, consapevolmente o no, mi stanno aiutando a superare questo periodo da reclusa.

1 - Prima di tutto la Rete. E non quella coi pesciolini, gioco preferito di Marco. La Rete Internet: una finestra sul mondo, anche quando il mondo ti sembra molto lontano.

2 - Whatsapp e tutti quei gruppi e gruppetti di amiche, mamme e fancazzisti con cui posso scambiare qualche foto. Che poi, riguardando, rinnego sempre!

3 - Il signor Ferrero, che quando ha inventato la Nutella deve avermi pensato. Oggi sarebbe fiero di me.

4 - Il marciapiede qui sotto, un po’ troppo alto per parcheggiarci la macchina. Io lo so, ma tutti gli altri no e la creatività che può nascere da un parcheggio andato male, dà sempre tanta soddisfazione. Soprattutto a una mamma di cattivo umore.

5 - Quei programmi assurdi tipo: “non sapevo di essere incinta”, “scegli l'abito da sposa con tua suocera”, “la tua seconda casa in Australia”, “apri un b&b di successo e facci soldi a palate”…
Insomma, un vero e proprio Metodo Stanislavskij per interpretare al meglio la casalinga disperata.

6 - Grazie anche a Topolino. Non mi sei mai piaciuto, ma il modo in cui riesci ad assorbire tutta l’attenzione di Marco è incredibile. Non so come fai. Userò la tua voce per chiedergli di andare a letto, magari è la volta che mi ascolta.

7 - L’allarme del meccanico dall’altra parte della strada. Grazie per averlo riparato. Se fosse partito un’altra volta, svegliando Marco, avrei sicuramente fatto qualcosa per cui mi sarei decisamente pentita.

Per ultimi, voglio ringraziare anche voi, cari, giovani anticorpi. Sì, proprio voi. 
Perché è grazie alla vostra inesperienza che oggi sono rimasta a casa a giocare a nascondino con Marco.

Che si diverte un sacco quando inizio a cercarlo, ma ha tantissima paura di venire trovato!





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