-71
Sono cresciuta in una città
senza Ikea e andarci era come andare in vacanza: non più di una o due volte
l’anno. Da quando abito a Milano, Ikea è diventata come il pizzicagnolo di
famiglia.
Preciso subito che non rientro
nella categoria “I love Ikea” e anche se incarno la maggior parte degli
stereotipi femminili, quello di andare all’Ikea non è uno sport in cui
primeggio.
Come in una vecchia coppia di ricchi coniugi, mi servo di questo enorme magazzino più per opportunismo che per amore. È così che sono diventata una professionista nell’identificare il genere umano che lo frequenta.
Come in una vecchia coppia di ricchi coniugi, mi servo di questo enorme magazzino più per opportunismo che per amore. È così che sono diventata una professionista nell’identificare il genere umano che lo frequenta.
Questo non è un posto dove
andare con gli amici, la maggior parte della clientela è formata da coppie:
coppie con bambini,
coppie con genitori che consigliano,
coppie no limits: solo con suocera che consiglia,
coppie con pancione,
coppie gay (alla faccia di Giovanardi),
future coppie.
coppie con bambini,
coppie con genitori che consigliano,
coppie no limits: solo con suocera che consiglia,
coppie con pancione,
coppie gay (alla faccia di Giovanardi),
future coppie.
Ma, cosa più importante, all’Ikea ci sono le coppie che SCOPPIANO.
Loro non lo sanno ancora, ma tutto quello che faranno, dall’attimo in cui hanno
deciso di passare il loro sabato pomeriggio in quell’angolo di Svezia, li porterà
all’inevitabile, cruenta, spietata litigata finale.
L’INIZIO. Fondamentale, lo sanno
tutti, è andare all’Ikea in un giorno allegro per la coppia. Mai rischiare di
andarci nel mezzo di una litigata o quando lei ha il ciclo: alcuni si sono
sentiti così forti da provarci e si dice che siano ancora chiusi dentro un
armadio Pax a darsele di santa ragione.
L’ENTRATA. Ho visto coppie
arrivare nel parcheggio, lasciare la macchina e dirigersi alla porta d’ingresso
con le mani intrecciate e gli sguardi innamorati, cinguettando tanto
romanticamente che neanche il giorno delle nozze li hanno visti così. A questi innamoratini di Peynet do meno di un’ora.
BAMBINI. Una breve digressione
per tutte quelle coppie che lasciano i loro bambini nell’area baby sitting. Non
so se ci lascerò mai mio figlio (ho imparato a non giudicare gli altri, perché
potrei contraddirmi il giorno dopo), però mi hanno sempre fatto ridere gli
avvisi urbi et orbi per richiamare i genitori di bambini dai nomi più internazionali:
“I genitori di Emil Strilciuk e Kanok Chupak sono pregati di raggiungere al più
presto l’area bambini al piano terra.”
Caro Emil e cara Kanok: avevate in mente qualcosa di diverso per questa domenica pomeriggio? Invece siete lì, a ricoprirvi di insulti, litigandovi un cuore Ikea (quello con le braccine).
Caro Emil e cara Kanok: avevate in mente qualcosa di diverso per questa domenica pomeriggio? Invece siete lì, a ricoprirvi di insulti, litigandovi un cuore Ikea (quello con le braccine).
CARRELLO O SACCHETTO. La prima
insidia per incrinare una bella giornata, il signor Ikea la piazza subito
all’ingresso. Se la gita non ha in programma grossi acquisti, è evidente che un
sacchetto va benissimo, ma la donna, si sa, è previdente e quindi si
avventa sul carrello.
Alla domanda di lui: “Scusa, ma non dovevamo dare solo un’occhiata?!”
La sventurata, di solito, risponde: “Sì, ma non si sa mai”.
Basta così poco per far tremare i pilastri dell’amore.
Alla domanda di lui: “Scusa, ma non dovevamo dare solo un’occhiata?!”
La sventurata, di solito, risponde: “Sì, ma non si sa mai”.
Basta così poco per far tremare i pilastri dell’amore.
MARE MAGNUM. La nostra coppietta
arriva alla fine della scala mobile e si trova catapultata nella grande
esposizione. Ogni volta che inizio quel percorso, sento sempre un pizzico di
adrenalina: un misto di “quanto ben di Dio” e “sicuramente mi perderò
qualcosa”. Ed è qui che viene fuori la sostanziale differenza tra uomo e donna
(o almeno tra me e l’uomo che conosco meglio). A me piace andare al fondo delle
cose: guardo quelle stanze ricostruite come un investigatore cercherebbe il DNA
dell’assassino. Cosa ci può servire, dove metterei quel tappeto, che bella idea
mettere una chaise-longue nello studio (ma noi non abbiamo uno studio!!!).
L’uomo, invece, si accontenta di un’occhiata d’insieme, a volo d’uccello (mai
definizione più azzeccata), per “farsi un’idea” e poi, chissà quando,
personalizzarla a suo piacere. Superare indenni il Mare Magnum è praticamente
impossibile, le percentuali sono più disastrose che nella campagna di Russia.
A PRANZO. A nessuno piace
litigare a tavola. Ma all’Ikea è inevitabile. Si può mantenere un contegno davanti
a una scarpiera Trones, si può passare incolumi sulla scelta dei cuscini… ma quando
ci si siede e i nervi si rilassano un po’, ecco affiorare tutte le nostre
frustrazioni. Quanti vecchi rancori sputati in faccia, tra un trancio di salmone
svedese e una polpetta con salsa di mirtilli.
ZONA CESARINI. Ma i campioni
esistono in tutte le discipline e ci sono coppie che raggiungono le casse in perfetta
armonia. Attenzione però: mai sottovalutare l’ultimo miglio, perché ho visto
crollare chi credeva di avere già la vittoria in tasca. Sì, perché è qui che il
subdolo signor Ikea ha posizionato le sue trappole peggiori. Un insieme di
inutilità esposte così bene da sembrare indispensabili. Candele, sottobicchieri,
vasetti matrioska, cannucce colorate, tazze di qualunque dimensione, bicchieri
da pic nic, peluche… trovarci dei calzini sporchi, ma ben confezionati, non
sarebbe tanto strano. E così, complice la noia dell’attesa, le mani si staccano
dal cervello e si accaparrano quello che riescono, come se non esistesse un
domani. Il cervello riprende vita alla cassa: pochi secondi prima che la carta
di credito venga strisciata. Ma ormai è tardi e l’inevitabile crisi è già iniziata.
Ci sono luoghi che appartengono
alla vita di una coppia.
Luoghi dove le coppie si sentono a casa.
E luoghi che sono proprio casa loro: uno di questi è Ikea.
Nessun commento:
Posta un commento