giovedì 14 novembre 2013

Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario... lei mi crede pianista in un bordello. (Jacques Séguéla)


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Succederà, so che succederà. Arriverà il giorno in cui saremo invitati a scuola per raccontare ai nostri figli che lavoro facciamo, davanti a una delle platee più severe e senza scrupoli al mondo.

Se a Michelangelo avessero chiesto: “Buonarroti scusi, preferisce dipingere la Cappella Sistina ed esporsi al giudizio della Chiesa da qui all’eternità, oppure fare un bel murales in una scuola elementare?” Sono sicura che il buon Buonarroti, nient’affatto scemo, si sarebbe tenuto ben lontano da tanti occhietti giudicanti.




Mio figlio subisce già il fascino di alcune mamme e del loro lavoro: c’è la designer che sta dipingendo il cancello dell’asilo. Marco la guarda ogni mattina, indica l’opera d’arte e dice: “Beeeeello”. Ha scoperto, così, che esistono anche mamme che sanno disegnare.

Poi c’è l’architetto, che al parco delizia grandi e piccini con riproduzioni perfette di tutta la famiglia Disney, manco fossimo nel Paese delle Meraviglie.
Io, in un angolo, provo a dar vita, ad un Barbapapa asfittico, di cui sconsiglio vivamente la visione ai minori. 


Ma non mi arrendo e voglio immaginare quella mattina.

Marco in prima fila si vanta coi compagni… magari anche con il figlio di un megadirettore galattico o presidente di qualche squadra di calcio…

Io: Buongiorno bambini! Il mio lavoro si chiama: co-py-wri-ter.
Una vocina dal secondo banco: Anche il mio papà vende i copri water… in confezioni da due.
Quel che rimane di me: No, io scrivo le paroline per la pubblicità.
Coro: Ooooh…
Il secchione con gli occhiali: Mia mamma dice che la pubblicità racconta un sacco di bugie.
Io, sempre più piccola:
penso: Taci quattrocchi no logo!
dico: La tua mamma ha ragione, infatti io lavoro con Pinocchio! Ah ah ah

Intercetto lo sguardo malevolo della maestra.

Bambina vestita come Paris Hilton: Quindi sei famosa?             Io: Non direi…
                  L’amica-velina: Però lavori per la televisione?     Io: No, non proprio…
Il secchione di prima: Allora scrivi libri?             Io: No, li leggo e basta…
     Tutti, senza più entusiasmo: Ah.
La maestra mi tende una mano: Su non faccia la modesta, racconti ai bambini qualche sua idea!
Classe: I-dea, I-dea, I-deaaaaa!
Nella mia testa: Niente, buio…

Marco mi guarda dalla prima fila con occhi imploranti: Mamma usciamone bene, che se no i bulletti della scuola mi massacrano!

Prendo tempo: Baaah…
ho sconfitto ben 100 tipi di macchie, ho trovato l’equilibrio giusto tra qualità e risparmio, ho aiutato le famiglie italiane a comprare 3 e pagare 2! Ho fatto cantare la pasta, parlare frutta e verdura, tuffare una donna in un barattolo di crema, sorridere il latte e piangere i pomodori. Ho invitato grandi e piccini a leccarsi le dita, senza dimenticarsi di bere con moderazione. Ho conosciuto i tre Moschettieri senza macchia e un Babbo Natale senza lavoro…

Prendo fiato: … ah, e ho fatto fare tanta cacca alla Marcuzzi.
Se non è un successo questo?!

Per fortuna, suona la campanella e io mi sveglio ancora una volta dal mio incubo peggiore.




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