Doveva capitare proprio a me il figlio matrioska?
Appena me l’hanno messo tra le
braccia, ho pensato che eravamo proprio due gocce d’acqua, che, vabbè, non
avrebbe avuto il mio cognome, però sarebbe stato una mia carta d’identità
ambulante.
Ma la fregatura c’era e si celava dietro quel pianto paonazzo… come
se avesse fatto tutto da solo. E io, intanto, fossi stata lì a limarmi le
unghie.
Fuori era tutto sua madre,
Certo, non c’ha messo molto per
esternare il testosterone paterno, visto che il suo sport preferito era
sfilarsi i calzini e lanciarli per casa. Ma io, cocciuta, non volevo vedere e
mi concentravo sul suo sorriso, così simile al mio. Povera rimbecillita.
Avrei dovuto accorgermene anche quella volta
che, guardandolo dritto negli occhi,
gli ho detto: “Marco: hai capito bene quello che ti ha detto la mamma?!
“Tì, mamma Isa” (facendo su e giù col capino)… e poi ha fatto esattamente il contrario.
“Tì, mamma Isa” (facendo su e giù col capino)… e poi ha fatto esattamente il contrario.
Quando li ho trovati
così davanti alla tv… ormai non potevo più fare nulla.
Poi, una sera, torno a casa e i
due uomini se la stanno ridendo di gusto.
Il papà, l’adulto, la persona matura tra i due, mi dice:
Il papà, l’adulto, la persona matura tra i due, mi dice:
“Gli sto insegnando un
po’ di dialetto, perché le radici sono importanti”.
Penso: Be', l’inglese sarebbe più
utile, però anche il dialetto è un bagaglio culturale da non dimenticare... che
Marco è un bel mix regionale e che quindi…
Papà: “Va a dà via el…”
Marco: “Cuuuuu!!!!”
E giù le risate.
Ecco di chi era la colpa!
http://mammacomecopy.blogspot.it/2013/10/normal_26.html
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