giovedì 24 ottobre 2013

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Anche nelle giornate in cui il tempo non basta mai, fare la spesa al supermercato è sempre un piacere. Così, a volte, ci porto anche mio figlio. 
Sarà che sente la tranquillità della madre, sarà che anche lui ha un po’ di mass marketing nelle vene, ma sembra trovarsi a suo agio nella giungla degli scaffali.

Una di queste volte in cui stavo incastrando un pacco di pannolini e uno di sottilette sotto il passeggino, mentre mi nascondevo dietro un sacchetto di biscotti per fare il cucù… suona il telefono. Una chiamata di lavoro che non posso ignorare. Dov’è l’auricolare? Dimenticato come sempre nell’altra borsa. Rispondo lasciando all’improvvisazione l’esito della chiamata.


Appena squittisco il mio pronto, parte una voce dall’altoparlante del negozio che chiede gentilmente a Graziella di recarsi al reparto carni. "Perfetto", penso, "la professionale donna in carriera è appena morta sotto chili di passata Cirio".

Dall’altra parte, non so come, l’avviso prettamente casalingo del supermercato viene interpretato in tutt’altro modo e mi sento chiedere: “Ti disturbo? Sei in aeroporto… sei in partenza?”
Forse, l’annuncio della “gentile Graziella al reparto carni” era stato scambiato per il volo AZ1723 diretto a NY. 

Figo, penso: stavolta me la cavo senza pescare dal cilindro delle mie scuse creative.
“S-sì, posso richiamarti appena atterro?”

Clic.

La desperate housewife che è in me ringrazia e pensa: “I veri creativi hanno addestrato la loro immaginazione”. (Bill Bernbach, 1961)



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