Anche nelle giornate in cui il
tempo non basta mai, fare la spesa al supermercato è sempre un piacere. Così, a volte, ci porto anche mio figlio.
Sarà che sente la
tranquillità della madre, sarà che anche lui ha un po’ di mass marketing nelle
vene, ma sembra trovarsi a suo agio nella giungla degli scaffali.
Una di queste volte in cui stavo
incastrando un pacco di pannolini e uno di sottilette sotto il passeggino,
mentre mi nascondevo dietro un sacchetto di biscotti per fare il cucù… suona il
telefono. Una chiamata di lavoro che non posso ignorare. Dov’è l’auricolare?
Dimenticato come sempre nell’altra borsa. Rispondo lasciando all’improvvisazione
l’esito della chiamata.
Appena squittisco il mio pronto,
parte una voce dall’altoparlante del negozio che chiede gentilmente a Graziella
di recarsi al reparto carni. "Perfetto", penso, "la professionale donna in
carriera è appena morta sotto chili di passata Cirio".
Dall’altra parte, non so come, l’avviso
prettamente casalingo del supermercato viene interpretato in
tutt’altro modo e mi sento chiedere: “Ti disturbo? Sei in aeroporto… sei in
partenza?”
Forse, l’annuncio della “gentile Graziella al reparto carni” era stato
scambiato per il volo AZ1723 diretto a NY.
Figo, penso: stavolta me la cavo senza pescare dal cilindro delle mie scuse
creative.
“S-sì, posso richiamarti appena atterro?”
“S-sì, posso richiamarti appena atterro?”
Clic.
La desperate housewife che è in
me ringrazia e pensa: “I veri creativi
hanno addestrato la loro immaginazione”. (Bill Bernbach, 1961)
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